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Ora di risate

Il mondo è diventato troppo dinamico e gli eventi si susseguono molto velocemente. La cosa peggiore è che tali eventi negli ultimi due, tre anni sono piuttosto negativi e preoccupanti. Si potrebbe anche dire che sono gli esistenziali, perché c’è gente che ha perso la vita e molti altri che non vedono l’uscita dai guai finanziari nei quali alcuni degli eventi ci portano. Ma non voglio nemmeno menzionare quello che ci sta succedendo e ho limitato al massimo lo sforzo di informarmi; meno sono, meno sono nervoso. Pertanto, qui c’è soltanto materiale umoristico, non collegato nemmeno tematicamente alle brutte situazioni che ci fanno soffrire.

In aula di una scuola elementare

Pierino è seduto in aula scolastica e guarda innamorato la maestra, giovane e molto bella, il suo viso, i vestiti, ogni suo mossa ed i suoi sguardi. Lei ovviamente se ne accorge e si sente fortemente al disaggio. Finita la lezione, mentre gli altri uscivano, lei ferma Pierino per un chiarimento:
– Ma perché mi guardi così insistentemente?
– Maestra, io la amo!
– Ma a me non piacciono i bambini.
– Non si preoccupi, prenderemo delle precauzioni necessarie.

In una scuola sperimentale, durante una lezione dell’educazione sessuale, la maestra disegna sulla lavagna un pene e chiede gli alluni se riconoscono quello che è stato disegnato. Pierino alza la mano e dopo che gli è stata concessa la parole dice:
– Il mio papà ha due così.
La insegnante, con la bocca spalancata:
– Ma come due?
– Sì, uno piccolo quando fa il pipi ed uno grande quando lava i denti alla mamma.

Fuori è una bellissima giornata primaverile, gli uccelli cantano e sbucciano i primi fiori. In una classe l’insegnate chiede a Pierino:
– Dimmi, che cos’è la cosa più pesante al mondo?
– Il pene di mio papà.
– Ma come?
– Mia madre dice che nemmeno Dio riuscirebbe ad alzarlo.

La maestra dice a Pierino:
– Mostraci sulla carta dove si trova America.
Pierino mostra correttamente e la maestra continua:
– Bene, e adesso mi dite tutti insieme chi ha scoperto America.
– Pierino!

Un bel gelato per sostenere le risate

Sui Francesi

– Quanti Francesi ci vogliono per difendere Parigi?
– Non si sa, nessuno ha mai provato.

– Qual è il libro più corto al mondo?
– L’elenco degli eroi di guerra francesi.

– Come è fatta la bandiera da combattimento francese?
– C’è una croce bianca sul fondo bianco.

Sondaggio

In tutto il mondo è stata chiesta la risposta sulla stessa domanda: “Cosa ne pensa sulla mancanza del cibo nel resto del mondo”?
– In Africa non sapevano che cos’è il cibo.
– In Europa Occidentale non sapevano che cos’è la mancanza.
– In Europa Orientale non sapevano che cose è il pensiero proprio.
– In America non sapevano che cos’è il resto del mondo.

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Una giornata buia

Stamattina mi sono svegliato come al solito. Il bagno, una tazza di latte con una brioscina confezionata ed uno sguardo fuori dalla finestra. Potrebbe piovere oggi, era la conclusione. Ho messo ombrello nella borsa e sono uscito. Dieci minuti in piedi fino alla stazione ferroviaria di Vignate, hinterland di Milano. Già arrivando ho capito che c’è qualcosa che non va. Dal lontano vedo le persone ferme davanti al tabellone con gli orari dei treni. Questo significa che c’è qualche problema. Normalmente la gente lancia un’occhiata e se tutto va regolarmente prosegue. Se ci sono ritardi, ma quelli grandi, uno si ferma per riflettere cosa fare. Quando mi avvicino vedo che il treno che parte un’ora prima del mio è segnalato con 120 minuti di ritardo. Tutti i successivi con ritardi a 3 cifre. E’ capitato qualcosa di serio.

Arrivo sul binario e vedo treno fermo e vuoto. Mi avvicino alla prima carrozza e proprio in quel momento esce fuori capotreno. Chiedo cosa è successo? Si avvicinano anche altri potenziali passeggeri per sentire la risposta. Gentilmente mi informa cha a Pioltello, la stazione successiva alla mia, verso Milano, è deragliato un treno. Tutto è bloccato, ci sono già i magistrati e si indaga sull’accaduto. Quando chiedo sulla possibilità che la situazione si sblocchi, non mi risponde, ma fa una faccia molto espressiva. Decido di tornare a casa e prendere la macchina. Ancora dieci minuti a piedi. Questo mi fa bene perché la mia vita è troppo sedentaria. Salgo nell’appartamento, prendo le chiave, i documenti del veicolo, e informo mia moglie che sta ancora a letto che vado in ufficio con l’auto. Baccio, di quelli sonnolenti. Scendo con le scale in box.

La miglior medicina contro buoi è tanta luce

La mia sede da poco si è trasferita in una zona di Milano che conosco poco. Imposto il navigatore satellitare e parto. Accendo la radio. Ci sono le notizie sul deragliamento. Si parla di due persone morte e decine di feriti in codice rosso. Appena adesso capisco che si tratta di un incidente grave. Un po’ di anni fa ero presente in un treno quando questo è deragliato. Un treno storico di Sardegna, con un locomotore a vapore. Le ruote della locomotiva e del vagone dietro, dove era caricato il carbone, sono usciti dai binari, ma sono proseguiti in direzione degli stessi. Il treno si è fermato, il macchinista è uscito fuori, ha guardato sotto i carelli e ci ha comunicato che siamo deragliati. Nessun spavento! Alcuni non si sono nemmeno accorti che è successo qualcosa di anomalo. La preoccupazione principale era se riusciremo ad arrivare al ristorante in tempo per il pranzo che abbiamo prenotato (maialino allo spiedo, una specialità locale). Ecco perché la parola deragliamento nella mia mente invoca qualcosa che non è troppo spiacevole. Da oggi probabilmente la mia percezione di tale evento cambierà.

La strada corre parallelamente, distante circa mezzo chilometro, alla linea ferroviaria dove è capitata la sciagura, ma non si ha la visuale. Però anche qui si capisce che c’è un evento straordinario. Sono le 9, ma le code sono consistenti. Su ogni rotonda è presente una squadra di polizia che regola il traffico. Ogni tanto mi fermavo, spostandomi sul lato della carreggiata per far passare un’ambulanza oppure i vigile del fuoco. Anche nell’aria si vedeva un numero più che insolito degli elicotteri. Si prosegue molto lentamente. Non ci sono soliti automobilisti che suonano, aprono le finestre e urlano. Tutti molto disciplinati, sotto tono, come se sentissero l’evento direttamente. In effetti, anche se con te non c’entra niente e successo molto vicino. Questo fa una grande differenza rispetto alle notizie sulle tragedie simili che senti in TV. Quasi ti fa sentire i spiriti vaganti della gente coinvolta in modo tragico.

Entrato nella città il traffico è diventato più scorrevole; l’effetto dell’avvenimento cominciava a diluirsi, almeno fisicamente, materialmente. Sono arrivato in ufficio senza problemi. Tutto sommato, ho messo la solita oretta dalla casa. Addirittura, sono riuscito a parcheggiare la macchina nel box sotterraneo dell’edificio dove lavoro. Il cielo presentava tutte le sfumature del grigio. Nel pomeriggio ha iniziato a piovere. Domani sarà un altro giorno, speriamo più sereno.

Guerra e pace

Spesso mi pongo la domanda dove sta andando questa nostra civiltà? Il sole all’orizzonte, io non lo vedo. Al contrario, la foschia è dappertutto ed ogni giorno diventa più densa. Questi giorni mi sento davvero infastidito. Tutto è iniziato con l’incontro del gruppo G7: i 7 dei paesi più industrializzati del mondo; autoproclamati tali. Quando il gruppo era fondato, forse le cose stavano così, ma oggi siamo molto lontani dalla realtà. Il Canada non può essere paragonato alla Cina in quasi nulla, tranne forse in termini di area che lo stato occupa, ma è nel gruppo mentre la Cina non fa parte. Subito dopo la fine di quel raduno, si è riunita la NATO, l’organizzazione militare dei paesi occidentali. Una volta esisteva il Patto di Varsavia, i paesi socialisti uniti attorno all’Unione Sovietica. Oggi la NATO è sola e non mi è del tutto chiaro a cosa serva. Tutti questi eventi hanno acquisito un ulteriore significato con la presenza del nuovo presidente americano; il precedente si preoccupava di più dei problemi del suo paese ed è per questo che era più simpatico a me. Ai suoi tempi c’erano tensioni con russi e cinesi, ma ora siamo arrivati al livello della Guerra Fredda di circa cinquant’anni fa. Quella Guerra Fredda ha il suo culmine con la cosiddetta crisi missilistica cubana, quando il mondo era sull’orlo di una guerra nucleare. Sembra che il nuovo presidente americano voglia introdurci in un periodo del genere.

Qual è il problema fondamentale della razza umana? Vogliono avere dei punti fermi, cose di cui sono sicuri e che non cambieranno: essendo un punto fermo, ci si può fidare, con certezza. Uno dei punti fermi più comuni è la religione. Dio esiste perché tu credi in lui ed è un postulato valido senza verifica. Significa che puoi sempre contare su di lui. Diventa meno importante se esiste o meno. Da questi vertici è uscita una cosa che ultimamente va molto di moda. I partecipanti, quasi tutti, hanno affermato che i nostri valori dovrebbero essere difesi e il presidente della NATO ha affermato che i cinesi non condividono i nostri valori con noi. Siamo diventati i veri egoisti; sono importanti soltanto le nostre cose. Sto scherzando, siamo sempre stati così. Quali sono i nostri valori a cui si riferiscono, cioè i valori della civiltà occidentale. Più o meno parleranno di democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani. Siamo qui per difendere la democrazia, tuonano i politici occidentali. Così gridavano i missionari cristiani in tutto il mondo: siamo qui per trasmettervi la parola di Dio. Cambiano i metodi perché i tempi sono diversi, ma il concetto è sempre lo stesso, e così anche l’obiettivo finale: proteggere il proprio interesse, prima di tutto economico, e sfruttare il più possibile gli altri. Adesso in Occidente si sta diffondendo il timore che possano perdere la leadership del mondo che, oggettivamente, hanno avuto negli ultimi cinquant’anni. Ora nuovi giocatori forti stanno entrando in gioco, e questo fa paura.

La Cina è diventata il principale avversario dell’Occidente. È vero, sono anche arrabbiati con i russi, ma i russi non hanno un ruolo globale così significativo, tranne in alcune parti del mondo, che per ora sono ancora meno importanti. I cinesi sono ovunque: a partire dai paesi più piccoli e meno sviluppati del mondo, ai quali apparentemente prestano un’assistenza generosa (sia chiaro, ho detto apparentemente), e attraverso tutti i principali paesi occidentali (negozi, bar e alcuni servizi sono nel loro mani), conquistano una posizione di leadership nel campo della tecnologia (sono arrivati più avanti con la tecnologia 5G) e possiedono più di un quarto del debito estero statunitense. Ovunque ti giri, loro ci sono. In questi giorni sono iniziati gli Europei di calcio. Vedi pubblicità negli stadi? Sono in cinese. Pubblicizzano gli elettrodomestici Hisense; almeno ho concluso così perché ho visto anche le scritte tradotte. Ho in casa il loro frigorifero, stile vintage. Ce ne sono di migliori, diciamo quelli italiani, ma questo costa molto meno. Anche quando ero piccolo, si diceva che i cinesi avrebbero governato il mondo. Allora per cosa ci arrabbiamo, quando era già scritto nel nostro destino.

Qualcuno comincia a rendersi conto che i problemi che abbiamo oggi sono in parte, ma in gran parte, colpa nostra, di noi occidentali. Non noi cittadini, perché nessuno ci chiede niente, ma il governo che lavora secondo i voleri dei magnati economici, delle multinazionali. Ricorda che la politica è solo un braccio esteso dell’economia. Alla fine degli anni ottanta inizia il trend della produzione nei paesi sottosviluppati. Apri uno stabilimento in uno di questi paesi e la forza lavoro ti costa molto meno e il profitto cresce. Tali paesi accettarono di buon grado il capitale straniero per uscire dalla miseria. Uno di questi era la Cina. A differenza di altri, la Cina è una nazione enorme e i cinesi sono grandi lavoratori, un popolo che si accontentano di poco. Nel tempo hanno iniziato a capire le tecnologie, a lavorare per migliorarle, a investire quanto guadagnato nell’educazione dei giovani e oggi sono quello che sono. Da terra sfruttata (hanno pagato un biglietto d’ingresso), sono diventati un competitore. Grazie ai capitali occidentali. Mentre le grandi aziende sfruttavano il lavoro nei paesi sottosviluppati, a scapito del lavoro domestico, era di loro gradimento e facevano di tutto per globalizzare il mercato, per semplificare al massimo l’importazione e l’esportazione delle merci, preferibilmente in franchigia.

Una parte tutto questo paghiamo anche noi, perché lo standard è in calo da anni, perché la mole di lavoro è diminuita, e gli stipendi sono più bassi di prima. E ora sembriamo arrabbiati con loro. Io sono arrabbiato con i nostri, soprattutto a causa dell’ipocrisia diffusa. Un attacco alla Cina non democratica è solo una scusa; non rispettano i nostri valori. Siamo per la democrazia, ma solo quando ci fa comodo. Quando non va bene, siamo disposti a cambiare idea. Ricordate la Primavera Araba, un periodo in cui numerosi popoli arabi nell’area mediterranea si sono ribellati contro le loro classi dirigenti? Il dittatore Mubarak è caduto in Egitto. Applausi! Successivamente si sono svolte elezioni democratiche. Applausi! L’elezione è stata vinta dai Fratelli Musulmani, un partito religioso fondamentalista. Nessun applauso, con qualche fischio di nascosto (alla fine tutto si è svolto democraticamente). Poi la leadership militare organizza un colpo di stato e sale al potere, il che era un atto grossolanamente antidemocratico. Applausi silenziosi! Non poteva essere quelli rumorosi (come in sostanza erano), perché si sarebbe capito che avevamo deviato un po’ dalla nostra retta via. Siamo sinceri: il valore principale dell’Occidente sono i soldi. Tutto altro è in funzione della moneta.

Non so come vedi questo mondo; a me non mi piace, per niente. In qualche modo viene tutto come quando entri in un casinò online. Hai ragione, non entri ma accedi. Tutto dipende dalla fortuna, se esci senza pantaloni o le tue tasche saranno piene di soldi. Per lo più succede quella prima cosa. Il mondo è sempre concettualmente lo stesso. Le persone, la cultura, le lingue cambiano, e la tecnologia libera ogni giorno sempre di più le persone dal duro lavoro, ma il rapporto tra chi possiede ricchezza e chi lo aiuta ad acquisirle è sempre lo stesso: i poveracci hanno sempre bisogno di una bottiglietta di vaselina (un bel concerto rock, una partita di calcio, ubriacarsi in compagnia…) affinché potessero continuare il più possibile la loro triste vita. Meglio quello della rivoluzione; puoi morire lì, e quando è finita, tutto va alla vecchia maniera, anche se con un nuovo approccio.

Speranza indovino

Io indovino? Ma che! Proprio al contrario, non azzecco mai una. Da quando ero piccolo me ne sono accorto che mi manca in modo assoluto il dono di prevedere gli eventi. Come fare il tempo domani? Soleggiante! Sbagliato, domani ha piovuto. Chi mi conosce potrebbe fare una fortuna con i miei pronostici: li sente, fa il contrario e ne approfitta. Questa è anche la ragione per la quale non scommetto praticamente mai, sul serio. Ogni tanto prevedo qualcosa, per esempio chi vince le elezioni politiche e quelli di sinistra, tutti fondamentalisti (colleghi d’ufficio), mi sfidano di scommettere un café. Accetto e alla fine pago. Io sono uno generoso e offro molti più caffè rispetto a quelli che ricevo (parlo della macchinetta in ufficio) e pertanto, cercando di essere un po’ più socievole (in effetti non lo sono molto), accetto quelle sfide, sapendo in anticipo che perderò. Non mi importa niente. Pero stamattina…

Mi sono alzato e dopo aver svolte le abituali attività, mi sono seduto in soggiorno per il caffè mattutino (va bene, erano già le 11), dopodiché ho acceso il televisore. Vado su uno di quelli telegiornali che vanno in onda 24 ore. Vedo le notizia ma mi attira l’attenzione un sottotitolo: Speranza (ministro della salute): vaccinazione da gennaio!? Ma io questa notizia l’avevo già vista, soltanto che non si parlava del gennaio 2021, ma del novembre 2020. Accendo il mio tablet e faccio la ricerca. Trovo che nella trasmissione Porta a porta, il 16 settembre 2020, il ministro ha detto che “a novembre primi dosi di vaccino all’Italia” (fonte rainews.it). Allora, lui è come me: non azzecca mai una. Caro Speranza, per quale motivo spari queste dichiarazioni? Guarda che in giro c’è anche la gente che si ricorda delle cose dette e chi è stato autore. Ovviamente, a settembre non ha indovinato e adesso ci riprova. Sembra che come me ha l’ansia di togliersi questo complesso di sbagliare la visione del futuro. Ma i nostri media sono buoni e nessuno gli rinfaccia le cose sbagliate che dice. Se erro io, non c’entra niente in quanto non sono una persona pubblica e nemmeno un ministro della repubblica Italiana. Ma lui qualche responsabilità in più, rispetto a me, ce l’ha. Ho sbaglio ancora io?

Speranza dichiara che a gennaio arriva il vaccino anticovid

A questo punto propongo un duello tra due indovini falliti, o meglio dire una scommessa. Speranza, se la tua previsione risulterà giusta ti offro tre birre Moretti 33 cl, classiche, contro una sola che paghi tu nel caso vincessi io. Inoltre, se perdo ancora, prometto che sarà l’ultima scommessa nella mia vita. Ci stai? Ti do tre contro uno; ho detto che sono generoso. So che voi ministri siete mal pagate e mi sentirei in colpa togliere il pane dalla bocca di tua moglie e di tuoi bambini. Mi verrebbe di chiederti anche di dimetterti, se perdi, ma so che siamo in Italia e che queste cose non si fanno. Visto che non ti sei dimesso per la faccenda dei vari assessori della sanità in Calabria, figuriamoci per questa sciocchezza che hai detto (ma già due volte). Oggi mi sento proprio in forma e viste le date delle dichiarazioni e degli eventi improbabili, quasi, quasi…

Vuoi fare un’altra scommessa, alle stesse condizioni: paghi 1, vinci 3? Visto che hai seguito il ritmo settembre – novembre, novembre – gennaio, sono quasi sicuro che a gennaio dirai che il vaccino partirà nel marzo. Sembra che tu sempre rispetti un offset di 2 mesi. Se ci stai, fammi sapere. Il mio indirizzo di posta elettronica è nonrompere@vfc.it. Mi dici che non ti sei dimesso per il caso Calabria, perché il tuo capo, cioè il primo ministro, si è preso la responsabilità per le nomine sbagliate. Forse hai ragione tu, forse la responsabilità non è tua, ma sua. Alla fine, lui è il capo numero 1. Va bene, allora lui si è dimesso? Perché no? Ma se non si dimette, che cavolo di responsabilità si prende? Si è dimezzato lo stipendio per il mese di Novembre? Nemmeno! Si è messo in ginocchia sui ceci per 10 minuti? Ho capito, non gli piacciono i legumi. Concludo che è stato richiamato responsabilità dalla sua moglie che gli ha annunciato un lockdown al letto per 3 settimane. Vero? Lui non è sposato!? Ma… durante la sua esistenza non è riuscito a trovare una donna che lo sopporta. Ti sembra giusto che noi 60 milioni dobbiamo fare questa carità?

Casino politico

Casino politicoCi siamo nel periodo della formazione del nuovo governo. Si prospetta un altro esecutivo di colore: prima era gialloverde e adesso si aspetta giallorosso. Di colore si utilizza anche per le altre razze, per essere corretti politicamente e non essere razzisti. L’applicazione dei colori va benissimo anche nella politica: così si evitano altri termini che sicuramente sarebbero offensivi, visto con chi abbiamo da fare. Me ne accorgo anche che le combinazioni sono molto legate alla strada, cioè alla segnaletica stradale. Abbiamo i tre colori del semaforo. In entrambe le combinazioni è presente il giallo: sta per attenzione. Visto che nella prima combinazione è presente il verde, ed il giallo ha significato che cambia il colore (in effetti il governo è caduto), adesso aspetto che quell’attenti con il rosso vuol cambiare in via ibera, a fare delle cose buone.

Non posso aiutarmi, ma io sono sempre ottimista e spero che un qualsiasi governo faccia bene: così potrei stare bene anche io, e tutti voi, i miei concittadini. Da decenni le cose vanno così, la mia speranza è sempre alta e mai ricambiata da quelli che ci guidano in questa via di dubbia sicurezza, bellezza, correttezza ed altre “…ezze”. Qualcuno direbbe che dovrei crescere un po’ e cominciare ad accettare le cose come sono: cioè che sempre vanno male e che la speranza è morta già da tanto tempo. Anche la scienza ci dice così. Una legge di fisica dice che il caos può soltanto aumentare, specialmente nei sistemi che quotidianamente diventano sempre più complessi, e che è contro le leggi di fisica che succede opposto. Comunque, bisogna essere proprio cinici per divertirsi con tutto quello che si vede in giro ultima 10, 15 giorni. Io rientro tra i cinici e mi diverto e rido sopra per evitare di mettermi a piangere. Le mie lacrime provocherebbero un’inondazione, almeno al livello locale.

Si sentono tante bugie, offese, si vedono tanti voltafaccia e totale incongruenza delle dichiarazioni avvenute nelle poche ore di differenza.  Ieri sento un esponente del PD dire che “…Salvini voleva fare flat tax per dare ai ricchi…”. Il limite era previsto per coloro che guadagno fino a 45, 50 mila euro. Guarda il mio caro politico che non si tratta di gente ricca. Dopo vedi, cioè senti, il capo rosso dire che non si può fare niente se non cambia il capo del governo, e dopo due giorni va bene anche senza cambiarlo. Posso anche cercare di capire i giochini istituzionali, ma tutto ha un limite. La politica, come anche la vita, si basa su un fattore molto importante: la fiducia. Se un giorno ti sento dire che il mare è blu e il giorno dopo dichiari che il colore è rosso, comincio a non fidarmi di te: cambi troppo spesso il colore, cioè le dichiarazioni. Mi viene quella battuta: tu non sei stupido, ma sei soltanto sfortunato mentre pensi. Gli esempi sono innumerevoli e non voglio sprecare i byte per riportare gli altri.

Non si scherza nemmeno in rete. La parte buona è che ci sono le persone veramente creative che fanno delle vignette e le barzellette fantastiche sull’andamento della formazione del governo. Sono sicuro che loro dovrebbero occupare le poltrone; sarebbero molto meglio di quelli che si aggiudicheranno quei posti. Ma in rete ci sono anche i professionisti. Ultimi giorni ho visto un post su Facebook di Andrea Scanzi, giornalista del Fatto Quotidiano, il giornale fortemente schierato con i gialli. Fa delle finte critiche dei pentastellati ma in conclusione scopre la sua faccia vera, piena di oddio per quelli che pensano diversamente da lui. A tutti quelli che votano destra (la percentuale varia, ma siamo circa sulla metà della popolazione, come più o meno anche negli altri paesi) dà dei Talebani. Grazie Andrea, molto gentile. Se mi vuoi offendere ancora, fai pure: quello che offende parla di sé stesso. L’oddio che esce da ogni minima parte del tuo corpo fa male a te. Quando tu mi odi, io non sento niente, cioè non sto male per la presenza delle tue onde negative. Ti invece sì, ma purtroppo non te ne accorgi.

Anche se sto simulando di divertirmi, in effetti tutta ‘sta faccenda mi fa male. Io sopravvivrò in qualche modo perché non ho problemi economici. Possiedo un modesto appartamento, ma è mio e non mi grava nemmeno un mutuo. Lavoro in una società quasi statale, pertanto il posto è sicuro, lo stipendio arriva regolarmente ogni mese. Non è molto elevato, ma per una pizza ed una birra ci si trova sempre. Mi dispiace per quelli che sono meno fortunati di me e che non riescono ad ottenere una possibilità di andare avanti con una prospettiva migliore, perché che ci dirige è sfortunato quando pensa.

Mistero di strada

Mistero di strada - romazo di Francisco Gonzalez LedesmaSi passa dalle barzellette ai misteri, mi ha chiesto un mio collega quando ha visto il titolo. Sì e no, era la mia risposta. Il titolo è di un romanzo scritto da Francisco Gonzalez Ledesma, un barcellonese doc, morto nel 2015 all’età di 88 anni. Era un giornalista e ha iniziato a scrivere i romanzi polizieschi. Il protagonista di un serie di questi romanzi è il poliziotto Mendez. Ma faccio 3 passi indietro per raccontare come sono arrivato a questa lettura. Non voglio spoilerare troppo per quanto riguarda il libro, ma l’articolo deve avere la sua dignità. Così chiamo la lunghezza, non il contenuto dello stesso; il primo si può garantire (basta usare la funzione conteggio parole), ma il secondo attributo non può essere assicurato, specialmente non quando scrivo io. Mica sono Ledesma io!

Due anni fa ho fatto un viaggio esotico, molto lontano (dai, almeno posso dire che si trattava di Asia) e là ho conosciuto delle persone. Tra loro c’era anche Renato (non è il suo vero nome, ma uno mi serve per facilitare la scrittura). Ci siamo piaciuti subito. Lui è un po’ più grande di me, ma io sono più alto di lui. Gli piacciano tutti i vizzi, come a me. Non è tirchio, perciò con lui non si litigava per decidere chi paga il conto (ho fatto la mia parte, senza sfruttarlo). Ino0ltrem, lui è un vero e proprio artista, affermato con numerose mostre in tutta l’Europa. Io invece sono una persona con una logica tecnica: per me si discute con gli argomenti. Si proponeva qualche problema, perché la mia visione dell’arte, specialmente quella visiva (lui è un pittore astratto-figurativo), si pone così: mi piace o non mi piace. Quando si inizia a spiegare un quadro, spesso esco dalla stanza di museo. L’elogio dell’opera è spesso molto più valido della stessa opera esposta.

Mi ha fatto vedere sul cellulare alcune suo opere e parecchie mi sono piaciute, specialmente quelle del tutto astratte. Mi sono accorto che su molti sui quadri in un angolo in alto si trova un cerchio, qualche volta interpretabile come il sole, e qualche volta uno direbbe che sia la luna. Gli ho chiesto cos’è e la sua risposta ma ha conquistato. Si trova qui per bilanciare lo spazio del quadro. Grande Renato. Niente ipocrisia e grandezza che spesso trova tra gli artisti, poco artistici. Le persone grandi sono umili e lo stesso vale anche per il mio amico pittore. Dopo quel viaggio ci siamo trovati una volta a Roma per partecipare insieme ad un concerto e goderci del nostro stare insieme. Per il resto non comunichiamo perché io non ho un cellulare. Ma l’aggeggio in possesso di mia moglie copre la mia mancanza: lei spesso scambia messaggi con lui e con sua moglie. Così, un mese fa, mia ha detto che Renato adora i romanzi polizieschi e che uno dei scrittori preferiti e sopranominato Spagnolo, signor Ledesma.

Visto che i nostri gusti sulle bevande alcoliche, sulle donne e anche sulle tele riempite con i colori sono simili, ho deciso di verificare che in questo insieme rientrano anche quelli letterari. Se ho voglia di leggere qualcosa, e ancora meglio, se conosco il libro in particolare, al resto ci pensa mia moglie. Di fronte c’è la biblioteca comunale, lei fa un salto e io trovo il libro sul tavolo. Siamo su un poco meno di 300 pagine, scritte con i caratteri troppo piccoli. Alla mia età, le mie mani si sono accorciate e non riesco ad allungarle a sufficienza per leggere senza occhiali. Ma anche con l’aiuto di questo aggeggio ottico, se il fonte è piccolino e se si aggiunge scarsa luce, faccio fatica a godermi il testo. Ma in un mese sono riuscito a raggiungere la fine e finalmente conoscere un nuovo scrittore.

Di cosa si tratta, di cosa parla il romanzo. C’è un omicidio ed il capo della polizia capisce subito che sarà un caso complicato e che ci vorrà una persona che può dedicare tutto il suo tempo ad indagare sui fatti accaduti, tornando spesso anche nel passato per capire meglio le motivazioni che hanno portato a questo atto violento. La scelta cade su Mendez, un poliziotto che aspetta la pensione e che maggior parte del tempo passa nell’ufficio non facendo niente. Ma dall’altra parte Mendez per anni ha fatto il poliziotto del quartiere e conosce bene i barcellonesi e le loro abitudini. Lui frequenta molti personaggi che hanno da fare con la storia, si beve tanti drink nei bar locali raccogliendo delle informazioni e ogni tanto anche spara dalla sua pistola di grande calibro, non prevista dalla dotazione ufficiale, ma a lui tanto cara.

Dentro c’è tutta la vita di una città e di una società. Il cibo, i rapporti personali, la corruzione, lo sfruttamento delle classi basse, la passione verso le donne, anche quelle a pagamento, sono soltanto alcuni contenuti affrontati in un modo molto intelligente, e contemporaneamente leggero e saggio. C’è molta ironia, sarcasmo e humor, spessa nero. Le battute sono numerosissime. Mi è rimasta quella dove uno dei personaggi spiega che nella società di oggi niente si fa più manualmente, ma tutto si produce in modo meccanizzato, tranne i sigari cubani e le seghe. Dopo specifica che entrambe le cose gli sono state vietata da sua moglie. La storia fila liscio e gli eventi hanno suo logica. Ogni tanto cambia anche il modo di raccontare, passando dalla terza alla prima persona, generando il dinamismo del racconto. Renato, grazie per questa dritta. Ho già ordinato un altro romanzo dello stesso scrittore.

 

Ultime barze

Lo scorrere della vitaSiamo nell’estate del 1869, in una piccola città di Texas non lontano dal confine messicano. Il sole è alto e la temperatura sale alle stelle. Le strade sono vuote, tranne un uomo su cavallo che si sta avvicinando all’edificio che ospita la banca locale. Scende dal cavallo e lo lega ad una delle colonne in legno che sostengono la pensilina davanti all’entrata. Entra lentamente in banca. Dopo 5 minuti esce fuori correndo, slega il cavallo, con un salto si butta sulla sua groppa e parte in galoppo lasciando dietro di sé una nube di polvere. Subito dopo dalla banca esce il direttore e si mette ad urlare:
– Rapina! Hanno rapinato la banca!
Un attimo dopo la strada si riempia della gente che esce fuori dalle case per vedere cosa è successo. Non è il primo evento del genere che capita nel paese. Lo sceriffo ha già stabilito le procedure e in un’ora la squadra che deve inseguire il ladro e pronta. Hanno preso le provviste necessarie nel caso l’inseguimento durasse più giorni. L’area è desertica con poche fonti d’acqua e si sono portati con sé le numerose borracce. Il carico li rallenterà ma in questo modo avranno più autonomia.
Dopo due giorni riescono a raggiungere il ladro che si è arroccato dietro una pietra. Dopo una breve sparatoria, il fuorilegge è rimasto senza munizione e ha deciso di arrenderci. Dopo avergli messo le manette, lo perquisiscono ma non c’è alcuna traccia del denaro rubato. Si trattava di una somma abbastanza grande per quei tempi; si poteva comprare una bella fattoria con tanta terra intorno.
Lo sceriffo si mette ad interrogare il malvivente, ma subito scopre che questo è messicano e che non parla l’inglese. Per fortuna, vista la vicinanza con Messico, nel gruppo c’era una persona che conosceva la lingua. Lo sceriffo gli chiede di scoprire dove il fuorilegge ha nascosto le due sacche con denaro e di minaccialo, se non vuole collaborare, con la morte. Il traduttore si rivolge al ladro:
– Devi dirci dove hai nascosto i soldi, se no lo sceriffo ti appenderà su quel albero.
– Va bene. Non voglio morire e ti dirò dove sono i soldi. Ti ricordi quella piccola casetta in legno con mezzo tetto ceduto? Si trova circa ad un giorno di cavallo da qui; seguendomi siete passati accanto ieri, verso quest’ora.
– Sì, me la ricordo. E i soldi, dove sono nascosti?
– Dietro la casetta c’è una porta. Da quella porta, perpendicolarmente al muro, bisogna contare 25 passi e le due sacche con il denaro sono interrate là. Bisogna scavare per circa due piedi.
A questo punto, il traduttore si gira verso lo sceriffo e gli dice:
– Mi dispiace capo, questo ha detto che lui non ha paura di morte e che non rivelerà mai il posto dove ha nascosto il tesoro.

Un uomo è venuto a sapere che sua moglie e la sua amante andranno a frequentare lo stesso congresso. Si sentiva molto male per paura che potrebbero conoscersi e che la sua storia potrebbe essere scoperta. Finito il congresso, decide di scoprire come sono andate le cose. Chiede a moglie di fargli vedere le foto che ha fatto durante il congresso. Sfoglia e guarda bene. Su una foto di gruppo ci sono entrambe, una vicina ad altra. Lui, così per caso:
– E chi è questa accanto a te?
– Non so come si chiama, ma è una zoccola. Tutte le sere beveva e flirtava con i maschi; un orrore.
Il giorno dopo l’uomo si trova con la sua amante. Le chiede come š andato il congresso,  chiede se ha conosciuto qualcuno interressante e di vedere le foto cha ha scattato. Anche qui una foto simile a quella che aveva la moglie. Lui, sempre così per caso, con una finta nonchalance:
– La signora accanto a te: chi è?
– Non la conosco, ma è una donna molto fine ed educata. È venuta al congresso con marito e per due giorni non uscivano dalla stanza.

Durante la pausa pranzo, un poliziotto si lamenta con un collega che è sfortunato nella vita:
– Vedi, mia moglie è una molto fortunata. Ieri è venuta a casa con una collana d’oro che qualcuno aveva perso. Qualche giorno prima è arrivata con una pelliccia di visone che un’altra donna aveva perso. Che fortuna! Io invece, l’unica cosa che avevo trovato è un paio di mutande nella camera da letto e erano troppo grandi per me.

Ridiamo insieme

Un giornalista televisivo intervista un passante.
– Scusi signore, facciamo un sondaggio sulle professioni. Le posso fare delle domande.
– Ma certo, faccia pure.
– Mi può dire di cosa si occupa nella vita?
– Io vendo l’energia positiva.
– Allora lei sarebbe un artista?
– Bravo. Alcuni definiscono il mio mestiere come spacciatore, ma mi piace di più la sua definizione.

L’alcool è un anestetico che ci aiuta a sopportare l’operazione chiamata “vita”.

Una famiglia in un ristorante. Dopo il pranzo è rimasta roba sui piatti. Il padre, di origine genovese, non vuole buttare niente e chiede al cameriere:
– Sarebbe cosi gentile di impacchettarci i resti del cibo; sa, per il cane.
I bimbi:
– Evviva! Avremo un cane.

– Caro, sei ancora seduto davanti al televisore, da stamattina.
– E così sono sempre rintracciabile.

All’uscita dall’ufficio, un tizio prova con una collega.
– Ciao bella. Posso portarti fuori a cena?
– No grazie, non mangio dopo le 18:00.
– E cosa ne dici di cinema?
– Guarda, i film li vedo su Internet.
– Dai, passiamo da me e prendiamoci un caffè.
– Non bevo caffè, mi rende nervosa.
– Non so, forse posiamo gradare le vecchie fotografie da me. Che ne dici?
– Le foto vecchie?! Pensi che mi interessa come eri da bambino?
Tizio, innervosito, ha perso la speranza e prova a cambiare la strategia.
– Dimmi cosa ti piace fare?
– A me piace fare l’amore, ma si vede che a te questo non interessa.

Un medico si rivolge ad un paziente.
– Dopo aver esaminato dettagliatamente le sue analisi devo dirle che lei si deve sottoporre ad un operazione al cuore urgentemente. Vediamo un può l’agenda… il primo termine libero è il 6 febbraio 2021, alle 11:30.
– Ma non si può fare un po’ prima?
– Vediamo… Andrebbe bene alle 8:30?

Ridiamo insieme

Un gruppo di amici sono andati in un paese vicino a Pescara per la caccia. Hanno prenotato le camere doppie, ma qui è uscito un problema. Nessuno voleva dormire con Marco che russava in un modo insopportabile. Alla fine si sono messi d’accordo che ognuno si sacrifica per una notte, cioè si scambieranno tra loro per dormire con Marco. Dopo la prima notte, il primo compagno della stanza scende per la colazione con gli occhi quasi chiusi, muovendo si lentamente. Altri chiedevano cosa è successo.
– Russava terribilmente e per tutta la notte sono rimasto seduto sul letto gradandolo.
La mattina dopo, l’altra persona che dormiva con Marco scendeva in modo molto lento, barcollando, appena riuscendo a tenere l’equilibrio.
– Sembri un cesso. Com’è andata?
– Russava come una sega elettrica, senza un attimo di pausa. Sedevo sul bordo del letto e lo guardavo incredulo.
La terza notte tocca a Pierino a dormire con Marco. La mattina seguente scende dalle scale bello, fresco, fischiettando. Gli altri lo guardano e non riescono a credere.
– Allora, sembra che sei riuscito a dormire. Raccontaci tutto.
– Sì, sì! Ho dormito proprio bene. Dunque ci siamo preparati per dormire. Lui si è sdraiato e io mi sono avvicinato da dietro. L’ho abbracciato, ho toccato leggermente il suo sedere e gli ho dato un bacio di buona notte. Dopo, per tutta la notte è rimasto seduto sul letto a guardarmi.

Un giorno Jessica torna da scuola e grida dalla porta:
– Mamma, mamma! Oggi studiavamo i numeri e tutti i bambini sapevano contare soltanto da 1 a 5, mentre io sapevo contare fino a dieci.
– Brava!
– E’ per il fatto che io sono bionda?
– Sì, proprio per questo.
Il giorno dopo, una scena molto simile:
– Mamma! Sono un fenomeno. Oggi imparavamo le lettere e tutti arrivavano fino ad E, ma io sono arrivata fino a G.
– Ottimo!
– E’ perché sono bionda?
– Sì figlia mia, per questo.
Il giorno seguente:
– Mamma, oggi avevamo l’ora della ginnastica e mentre facevamo la doccia ho visto che tutte le ragazze sono piatte mentre io ho queste – ed alza la maglietta facendo vedere un seno prosperoso.
– Anche questo perché sono bionda, non è vero.
La madre, con un po’ di imbarazzo:
– No cara, è perché hai 22 anni.

Due bionde:
– Hai sentito che il nostro spazzacamino è stato investito da una macchina?
– Ma guarda un po’, oggi non sei sicuro nemmeno su un tetto.

Ho speso un milione di euro

un milione di euroComunque l’appetito ha iniziato a crescere progressivamente. Così mi sono reso conto che quello che dice che non gli piacciono i soldi e che il denaro non è tutto nella vita, è un erede diretto, o un parente molto stretto di Pinocchio. Così sono stato attratto da quel gioco e le opportunità che ti dava in proporzione alla quantità del denaro. Il problema si presenta quando le richieste cominciano ad essere un po’ più grandi rispetto all’ammontare a disposizione. Se non si sta attenti lassù lentamente entrare nella macchina guidata dai soldi. Devo ammettere che in certi momenti il denaro mi influenzava come una droga. Ero totalmente in pace solo nei momenti in cui ho avuto un paio di decine di migliaia di euro nel “magazzino”. Non importa quanto velocemente si accumulavano, ma sembrava che se ne andavano via almeno due volte più veloce. Credetemi, tale ritmo della spesa non è facile a sopportare. Nella banca ho avuto un accesso continuo ai milioni. Dal momento che era molto difficile mantenere questo tipo di denaro sotto controllo e in qualsiasi momento conoscere la quantità, mi è venuta voglia di “sfruttare” qualche centinaia, e poi qualche migliaio, e alla fine anche qualche decine di migliaia di euro.

Ogni volta quando ne avevo bisogno, mi sono servito con quei soldi. Ero il responsabile di tutto e pertanto a nessuno è venuto in mente di sottopormi ai controlli. Nella sicurezza c’erano due ex agenti di polizia che ho assunto io. Mi dispiaceva di vederli in strada con uno stipendio quattro volte più basso rispetto a quello che prendono qui. I loro ringraziamenti sentivo tutti i giorni. Erano i miei uomini che non pensavano molto e non ponevano troppe domande superflue. Proprio come quelli che mi servivano in quella posizione. A metà della fine di questa storia, quando ho iniziato a restituire il denaro, di nuovo ho commesso l’errore. Ho fatto affidamento sulle persone che ho aiutato molto nella vita. Si è scoperto in seguito che ‘sto errore è stato fatale. E’ difficile che mi capiterà la terza volta uno sbaglio di genere.

Pazientemente sono in attesa di sentire il commentatori nella mia testa quando pronuncerà le parole: “E il vincitore è …”, dopo di che esco io con le mani alzate verso il cielo. Devo dire che non volevo mai male a nessuno, ma vivo per quel momento in cui tutti capiranno che avevano torto e che mi hanno abbandonato in modo prematuro. Anche se penso che saranno dispiaciuto di non avermi sostenuto perché sempre potevano contare sul mio aiuto e la mia comprensione. Mi scuso ancora una volta: potevano, ma non più. L’etichetta peggiore che si possa avere dai familiari, amici e conoscenti è il titolo di un ragazzo per bene. Ogni volta che qualcuno chiede, dicono: è un bravo ragazzo, aiuta tutti, ha una buona moglie, dei figli educati, un buon lavoro ed è una persona responsabile. La cosa peggiore è che così non sono permessi degli errori. Più in particolare, tutte le numerose sorpresa quando il ragazzo “buono” fa qualcosa di sbagliato, e ogni conversazione sul tema inizia con la frase: “Allora, come è possibile che un bravo ragazzo fa una cosa del genere?”. Oppure: “tu sei una brava persona, ma perché hai fatto quello? E poi tutti ti condannano molto di più di quello che effettivamente meriti.

Ho una propria filosofia su questi fatti. Sicuramente, in tutta onestà, ognuno si sente bene quando viene chiamato “bravo”. Quindi quello che stavo cercando era di salire più possibile in cima della classifica dei bravi ragazzi. In ogni caso, molto raramente, o quasi mai ho sentito nessuno dire nulla di male su di me. E questo faceva star bene. Ma il problema è che ora il loro atteggiamento negativo nei miei confronti, in linea di massima non mi importa per niente. Loro si sono sbagliate nel valutarmi come una persona per bene e io vivevo nell’illusione che sia importante ciò che gli altri pensavano di me. Quindi, questo è quello che ho fatto. Per tutti loro è stata una catastrofe, e in ogni momento della giornata qualcuno mi sparla. E io me ne frego!

Profughi e dintorni

Alla fine del giugno, circa 3 mesi fa, sono stato per un week-end in Croazia, a Rijeka (una volta la città era nostra e si chiamava Fiume). La minoranza italiana là è ancora presente e ci sono certi quartieri dove in un qualsiasi negozio puoi comunicare in italiano. Quel sabato era una bella giornata di sole. Sono sceso in centro (la città si estende sulle coline che la circondano), comprato un giornale locale in italiano, mi sono seduto in un bar e ordinato un’ottima birra. Sulla prima pagina la notizia sui profughi con un titolo molto grande. Leggo l’articolo a vengo a conoscenza che ci sono migliaia di profughi che cercano di entrare dalla Serbia in Ungheria. Si parlava dei Siriani, Afghani ed Africani, dai vari paesi. Ma come mai, mi chiedevo? Ma vengono anche via terra? Fino a quel momento ero totalmente all’oscuro dell’esistenza di un altro corridoi, tranne quello nostro via mare, da dove proviene il flusso dei migranti. E guardando i numeri, mi sembravano molto più elevati rispetto a quelli nostri.

Sono tornato a casa, guardo il giornale – niente. Non è che la cosa è successa ieri, ma, pensavo cercando una potenziale scusa per i nostri media, non tanti giorni fa. Passati due giorni, ecco la notizia, all’inizio indiretta. Quella diretta era che il parlamento ungherese ha deciso di costruire un muro sulla confine con la Serbia. Questa è già notizia che non puoi non rivelare. Fa l’ascolto: un nuovo muro in Europa, dopo tanta battagli per buttare giù quelli vecchi. E si sa: il share è tutto. Con questa informazione non poteva non rivelarsi la ragione per la quale si eleva il muro: decine di migliaia di profughi che varcano il confine ogni settimana. Da noi sono migliaia, molti di meno, ma sono i nostri e chi se ne frega degli altri. E’ possibile che siamo così egoisti e che vogliamo far credere a noi stessi che la nostra situazione è quella peggiore.

Notate che da allora il baricentro della notizia si è spostato del tutto verso i Balcani. A volte ci sono dei giorni quando non si danno nemmeno le notizie sugli sbarchi sulle nostre coste. Ma come mai? Sono poco professionali i nostri giornalisti, sono manipolati dai nostri poteri forti e siamo semplicemente egoisti e ci sbattiamo per le cose che non ci riguardano direttamente? Non riesco a trovare una spiegazione plausibile, ma il fatto che del mondo noi sappiamo molto poco non si discute. Qualche giorno fa c’era un forte terremoto in Giappone, senza vittime, ma con tanta paura. Tutti i media mondiali hanno diffuso la notizia, ma da noi niente. In effetti, quando ho scoperto che ci informa molto poco, ho iniziato a sfogliare un po’ la stampa estera, per essere finalmente informato. Ma torniamo ai profughi.

Un’altra notizia che si diffonde è sulle ragioni perché la gente scappa dai propri paesi. Ci sono semplici statistiche che fanno vedere che una enorme maggioranza sono i maschi tra 20 e 35 anni. Poche donne e bambini, pochissimi vecchi. Una delle spiegazioni che si possono sentire da noi, che sono immigranti economici, non quelli che hanno diritto all’asilo politico. Però, si leggete qualche giornale tedesco o britannico, scoprirete che molti di loro son in effetti disertori dalla Siria. Là c’è un governo legittimo, che non piace a nessuno, ma è legittimo. E quando chiama alle armi, ha tutti i diritti legali, costituzionali ed internazionali, di farlo. E noi diamo asilo a quelli che scappano dall’obbligo. Perché povera gente, potrebbe morire o essere ferita nella guerra. Ma nella guerra queste cose succedono. Qui non voglio dire che cos’è il giusto o sbagliato, sto riflettendo prendendo in considerazione tutti i possibili punti di vista. Se mi danno l’informazione, posso almeno considerarli, se no, loro fanno le conclusioni anche per me.

Casino con la zuppa

La zona centrale di Milano. Un signore milanese entra in un ristorante fine, molto intimo, di quelli di una volta. Appende il capotto su un attaccapanni e si siede in un angolo da dove aveva una visuale perfetta sul locale. Sfoglia il menu con le pietanze di giorno e, al posto di un piatto di pasta o risotto (di sera stava attento con le calorie) ordina una zuppa e per il secondo una cotoletta alla milanese. Per bere ordina un bicchiere di vino bianco. Dopo un quarto d’ora arriva il piatto con la zuppa. Il signore subito richiama il cameriere. In un modo molto gentile ed educato gli dice:
– Vorrebbe gentilmente provare questa zuppa.
– Mi scuso signore, le riporto subito un’altra.
– Ma no, io soltanto vorrei che lei provasse questa.
– Le chiedo umilmente scusa. Noi siamo un ristorante del vecchio stampo e se c’è qualcosa che non va, è nostro piacere rimediare subito. Le cambi subito la zuppa.
– Io non voglio cambiarla, vorrei che lei l’assaggiasse.
Il cameriere, già visibilmente irritato decide di cedere; alla fine l’ospita ha sempre ragione. Guarda attorno il piatto e chiede:
– Ma scusi, dov’è il cucchiaio?
– Ecco il punto!

Di animali

Due serpenti camminano per un campo pieno di fiori. Uno:
– Scusa, noi siamo serpenti velenosi?
– No, che non lo siamo.
– Meno male, mi sono morso la lingua.

Un toro e un leone sono seduti in un bar. Scolano la terza bottiglia di birra quando il cellulare del lene inizia a suonare. Lui risponde. Dall’altra parte c’è la sua moglie:
– E’ da due ore che sei uscito. Stai sempre in quel bar ad ubriacarti. Torna subito a casa.
– Si cara. Pago e arrivo.
Il leone paga il conto e saluta il toro, che gli dice:
– Se la mia moglie mi chiamasse così, io mica tornerei a casa e lascerei la compagnia.
– Sì, ma la mia moglie e leonessa mentre la tua e vacca.

La volpe affamata passeggia per un bosco. All’improvviso, dietro un cespuglio sente un chicchirichì. Salta dentro il cespuglio e anziché un gallo trova un orso. La colpe era carina e così l’orso sfrutta l’occasione e la prende da dietro. Dopo avere fatto, l’orso si sdrai sotto un albero, molto contento e rilassato e dice a se stesso:
– Valeva la pena. Da quando mi sono sforzato ad imparare tutte quelle lingue straniere, si scopa alla grande.

Il brutto tempo non esiste

Uno scoiatoloL’autunno è in corso, pertanto piove in abbondanza e si sente giornalmente: ma che brutto tempo. La stessa frase si usa anche nel caso di neve, della nebbia, quando soffia il vento, praticamente in tutte le occasioni tranne nei giorni solari. E’ interessante che nelle giornate soleggianti ma molto afose nessuno dice che il tempo è brutto; è vero, si lamentano, ma il disaggio fisico che hanno, tanta sudorazione, non gli spinge di esprimersi in modo negativo sulla situazione. Il sole è la sorgente della vita ed è sempre bello vederlo, cioè essere illuminati da esso, anche se fa troppo caldo. Quando non si vede, come se ci mancasse qualcosa, l’energia vitale che ci passa. Perché in effetti, il giudizio che esprimiamo noi non è meteorologico, è lo stato d’animo nostro, interno, influenzato delle condizioni esterne. E’ la nostra negatività che si esprime nelle nostre parole.

Per me il brutto tempo, riferendosi agli eventi atmosferici, non esiste e non è mai esistito. Sono così, da piccolo. Mi ricordo che la mia madre mi raccontava una fiaba sui due scoiatoli. Fuori c’era tantissima neve e faceva un freddo polare, ma loro stavano dentro un albero, stretti uno ad altro, snocciolando i noci accanto ad un caminetto (è una fiaba), al sicuro, protetti, e raccontando delle storie divertenti. Mi è piaciuta tanto ed è una delle poche che mi ricordo anche oggi. Già in quei tempi, quando fuori pioveva o soffiava un forte vento, io entravo in una tana mia è mi sentivo come quelli due animaletti: bene, bene.

La verità è che quando piove ed uno sta fuori, si bagna. Ma quando torni a casa, ti cambi e stai all’asciutto. Dopo ti metti accanto alla finestra e ti godi le gocce che vengono, percorrendo una lunga strada, dritto dal cielo, molto dense oppure sporadiche. E quando arrivano giù provocano dei bellissimi suoni, diversi in funzione della superfice sulla quale si spiaccicano. Adoro questo rumore quando sono nel mio letto e sempre scivolo nel sono molto piacevolmente. Ma torniamo alla finestra: è notte. Si vedono delle pozzanghere d’acqua. Le gocce cadendo provocano delle onde concentriche e insieme con la luce che si riflette formano uno spettacolo dinamico per gli occhi. Le lacrime che vengono dalle nubi si posano sui fogli degli alberi, scivolando lentamente verso basso, facendo ballare fogliame in un ritmo lento, provocando delle vibrazioni a bassa frequenza che quasi riesco a sentire. Senza la pioggia non può esistere nemmeno l’arcobaleno. E’ vero, per crearlo ci vuole anche il sole, ed ecco il trucco: ci vogliono due cose opposte per creare una nuova, bellissima.

Anche la nebbia ha dei suoi inconvenienti, è vero: non mi piace per niente quando guido la macchina. Non vedi niente, e nemmeno gli altri, e la concentrazione necessaria per proseguire è enorme, stancante. Ma fuori l’automobile la nebbia è bellissima, specialmente di notte. Avvolge tutto attorno in un atmosfera di mistero, non si vede ma si intravede, quello che si vuole percepire. La trovo estremamente romantica perché agli ammanti offre un nascondigli per darsi un bacio proibito, una carezza sul viso e trasmette meglio i sentimenti. Perché le cose sono più belle quando sono un po’ nascoste, quando devi mettere in moto la tua mente per immaginare quello che si trova a pochi passi e di cui vedi soltanto una sagoma non molto chiara.

Un forte vento prima di tutto fa bene fisicamente: pulisce l’atmosfera da tante sostanze nocive che ci circondano e ci anche penetrano, ad ogni respiro. Dopo, il movimento d’aria provoca l’attrito tra le particelle e si formano gli ioni negativi che migliorano il nostro umore. Il vento ci accarezza, come una mano: a volte in un modo freddo, l’altra volta caldo, mai indifferente. E quando tira proprio forte fa volare gli oggetti che si trovano per terra, e anche se quelli non sono sempre una bellezza (spesso si tratta dei rifiuti, giornali buttati per terra, l’immondizia nostra quotidiana), mi sembra di assistere ad un gioco, molto vivace, imprevedibile. Tutto svolazza in piena libertà, con tanta gioia, a momenti sono le farfalle, in tutti i colori, almeno per un attimo, prima di posarsi nuovamente per terra e aspettare un’altra ondata che di nuovo cambierà la loro posizione. Così si spostano da un cortile, al altro, dalla strada alle balconate, avendo una vita loro, diversa, più movimentata, più interessante.

Barzellette

Attenzione: su Facebook gira un virus molto pericoloso che legge i tuoi messaggi, guarda le foto ed i commenti. Si chiama Moglie.

Penso che i due giorni per il fine settimana non sono sufficienti.

Vado in banca per fare due risate sul mio conto.

La preghiera di Capodanno:
Dio mio, dammi quest’anno un portafoglio grasso ed un corpo magro. Ti prego, non confonderti come l’anno scorso.

Un uomo torna a casa da un viaggio d’affari un giorno prima del previsto. Tornando a casa con un taxi, chiede al tassista se può essere il suo testimone in quanto pensa che la sua moglie lo tradisca. Il tassista accetta il ruolo per un sovraprezzo di 100 euro. Arrivati, entrambi entrano silenziosamente nell’appartamento e dopo nella camere da letto. Il marito accende la luce, toglie la coperta dal letto e scopre sua moglie con l’amante. Dalla borsa tira fuori una pistola, l’ha appoggia sulla testa dell’uomo con l’intenzione di ammazzarlo. Sua moglie urla:
– Non sparare! Ti ho detto una bugia; non ho avuto alcuna eredità. Lui ha pagato la Mercedes che ti ho comprato e anche lo yacht. Lui ha sborsato i soldi per l’abbonamento annuale per le partite del Milan e per la casa al lago.
Ben confuso, il marito abbassa l’arma e si rivolge al tassista:
– Lei cosa farebbe al posto mio?
– Lo coprirei con la coperta per non fargli prendere il raffreddore.

pensatore

Mio nonno mi insegava le cose pratiche della vita:
– Per una digestione migliore bevo la birra, se non ho l’appetito prendo un bicchiere di vino bianco, per la pressione bassa la cosa migliore è il vino rosso, per quella alta prendo un cognac e quando sono raffreddato bevo una grappa.
– Ma nonno, quando bevi l’acqua?
– Una malattia così grave non ho mai avuta.

Sul mercato cittadino si incontrano due amici dal liceo.
– Ma non ti ho visto cent’anni. Ma tu ti sei laureato in medicina?
– Sì vecchio mio, con 10 e lode.
– Complimenti! Sei sempre stato un cervellone. Senti, a quanto vendi i cocomeri?

Due amici:
– Ma da quando porti gli orecchini?
– Da quando mia moglie gli ha trovati nella macchina e dovevo dire che sono miei.

Suona il telefono. Lui:
– Se cercano me, non sono in casa.
Lei risponde al telefono:
– Sì, lui è a casa.
– Ma sei matta, ti ho detto di dire che non ci sono!
– Non cercavano te, ma me.