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Di operai e altre sventure

Allora, ho deciso di iniziare l’anno con una nuova filosofia: pensare positivo! Probabilmente sono stata influenzata da uno dei tanti passaggi di Talmud (bibbia ebraica) in cui si dice: “Stai attento ai tuoi pensieri, essi diventano le tue parole, fai attenzione alle tue parole, esse diventano le tue azioni, fai attenzione alle tue azioni, esse diventano il tuo destino”. E io voglio che il mio destino sia roseo!

La metà dell’anno è già volata via e io cerco di impegnarmi al massimo con me stessa per raggiungere questo nuovo, a me finora, sconosciuto, traguardo. Non sta andando tanto male. Prendiamo per esempio la mia ristrutturazione del terrazzo. E’ vero, è tutto incredibilmente lento, chiassoso, a volte gli operai sono persino un po’ alticci (causa continui trascinamenti di birrette dopo pranzo) ma io prendo la cosa con un po’ di allegria, perché in fondo vedere gente che sorride e si diverte lavorando non è da condannare (almeno non subito), no? Soprattutto quando tutto questo accade a trentacinque gradi al sole di mezzogiorno, situazione che, umanamente richiede un minimo di  solidarietà e comprensione per l’uso di birra fresca.

Il tutto è iniziato un venerdì mattina togliendo le piastrelle con un martello pneumatico. Ore 8. Consentito però dal regolamento condominiale. E va bene. Poi c’è stato il fine settimana. Senza operai. Sfortunatamente c’è stato anche un violento temporale e una mattina aprendo la porta ho trovato davanti la piscina, il che non sarebbe stato affatto male se avessi avuto un gommone nel quale sdraiarmi e prendere il sole. Nella mia lista da compere devo aggiungerlo, è una cosa che nella vita può tornarti utile. Il martedì mattina (i miei operai fanno il fine settimana lungo per cui lunedì in genere non si presentano), li saluto ed esco. Nel momento in cui arrivo a destinazione mi chiama il costruttore per chiedermi se posso tornare indietro, accidentalmente, trapanando mi hanno tagliato i fili della corrente (e alla ragazza di sotto il cavo dell’antenna). Alla velocità della luce rientro, quando mi avvertono che uno degli operai ha preso la scossa ma, rassicurandomi subito, sta bene, e meno male altrimenti rischiavo che mi faceva causa.

Pare che in questa strana nazione, oppure è soltanto il mio condominio il problema, si possa fare causa per tutto. Vi racconto l’ultima, pur non possedendo un’automobile e neanche un box mi vedo costretta a sborsare una rata condominiale extra di quaranta euro circa, il perché una delle mie vicine ha rigato la macchina all’interno del condominio (colpa sua) e non avendo avuto un’assicurazione disposta a rimborsare il danno, ha provato a chiedere i danni al condominio. C’è riuscita.Torniamo ai lavori.

Oltre ad avere tagliato fili vari, da quando gli operai si sono presentati non funziona manco la serratura della porta (usata da loro) e in contemporanea, ho anche problemi con l’acqua del water. Ma io sono una persona nuova, positiva e fiduciosa! Educatamente, ho parlato con il costruttore che mi ha promesso di mandare un idraulico, l’ultima promessa è stata fatta venerdì mattina, sigillata con un “ti do la mia parola, domani alle dieci siamo da te”. Ho addirittura puntato la sveglia, mi sono messa un filo di trucco e aspettato con gioia i “rinforzi” (nel frattempo io e la mia vicina abbiamo tentato di sistemare da sole, perché “chi ha bisogno di un uomo?”). Ad un certo punto mi sono resa conto che ero come quel personaggio di Beckett, si, aspettavo Godot, che nella commedia, mai si è presentato.

Oggi è un altro lunedì. Ovviamente nessuno si è presentato, perché il fine settimana non è ancora finito e io intanto ho fatto un sondaggio con le ragazze accanto. Il risultato del sondaggio ha evidenziato che entrambe hanno avuto lo stesso problema mio e che, nonostante sia un problema della costruzione, hanno chiamato l’idraulico (a spese loro), sia chiaro, per solidarietà femminile mi hanno fatto tanti auguri, per la mia impresa di addebitare il costo a chi di dovere, il costruttore. Nel corso della mattinata mi chiama mia madre, non ha voglio di fare niente ecc. “posso passare da te?”, va bene. Metto su il caffè (mi hanno insegnato che la vera padrona di casa fa così) quando mi telefona (di nuovo) dicendomi che sta davanti al portone ma non funziona il citofono. La cosa in se non è che sia per forza negativa, può tornare a vostro vantaggio quando  non avete la minima intenzione di ricevere ospiti, potete sempre dare la colpa al citofono (in questo caso muto, per cui non può essere colpa vostra se non fate entrare nessuno)

Inspiro lentamente (il mio maestro zen mi ha insegnato così), mi metto le scarpe, nel frattempo la mia vicina mi da in mano le sue chiavi chiedendomi di controllarle la posta (dato che già scendi) e una carcassa di pollo da buttare (sempre per lo stesso motivo), nel frattempo mia madre ha già trovato il modo per farsi aprire il portone da non so chi e la trovo con tre signori anziani che polemizza animatamente sul fatto che nel mio condominio non c’è niente che funzioni (più tardi scoprirò che la causa è un atto vandalico del sabato sera e manco a dirlo abbiamo già aperto (l’ennesima) causa!

Quando penso di essermi liberata di tutte le negatività che la mattinata mi ha portato (compresa mia madre che polemizza su quanto mio padre sia pigro a fare lavori in casa e quanto sia strano a volte), mi chiama la ragazza del piano di sotto (anche a lei stanno rifacendo le piastrelle) dicendomi che sono completamente storte e che le sembra di fare surf quando prova a camminarci sopra. Ora però mi assale un atroce dubbio: chi fra tutti questi personaggi è, come dire, “atipico”?. Sono loro troppo passionali, polemici o io troppo flemmatica e zen (quasi indifferente alle cose che mi capitano intorno)? Dato che sono in un anno in cui voglio pensare positivo, ho deciso che non sono io quella strana anche perché è vero che la vita il più delle volte è tragica ma è anche vero che ogni tragedia ha il suo lato comico (che il mio nuovo io ha deciso di guardare).

Schifo

Ho visto qualche minuto del confronto tra i cinque candidati (su Cielo, non su Sky – non ci sono i soldi per l’abbonamento) per le primarie del Partito Democratico. Dire che sono rimasto sconvolto sarebbe troppo; nella mia vita ne ho viste tante e ci sono poche cose che riescono a sorprendermi. Aspettarsi qualcosa di nuovo dei politici sarebbe un fiaba per bambini, ma non so fino a che punto possiamo continuare così. La brocca va alla fonte finché non si rompa e la mia sensazione è che i nostri cari politici cercano di imitarla. Cinque pretendenti e cinque programmi diversi, di quello che ho inteso io. Ma non sono della stessa coalizione? Mi aspetterei un progetto comune e che gli aspiranti propongono i modi diversi di applicarlo, ma no. Ognuno per se, a volte in una completa contraddizione sui concetti. Uno vuole spendere i soldi (miei, ma non suoi) per far ripartire l’economia e l’altro vuole tagliare le spese inutili, risparmiando. A casa mia, quanto mancano i soldi prima si taglia tutto quello non necessario, non si va a chiedere un prestito che aumenta la necessità del denaro, che comunque non c’è.

La maggioranza dei nostri bravi concorrenti per il posto del primo ministro non ha molto chiaro questo concetto. E senti sempre le stesse parole vuote, vecchie. Ma ‘sta volta ho sentito anche qualcosa di nuovo. Bersani si ispira con il Papa e l’idolo di Vendola è cardinal Martini. Ma sono di sinistra questi? Mi sembrano la peggior specie di cattocomunisti. E’ secondo me lo sono per la loro convenienza, perché pensano di pescare anche nel laghetto degli altri, non per la loro convinzione. Vergogna! E questi mi si offrono come salvatori della patria? Mi viene voglia di iscrivermi online per poter partecipare a questo voto, per votare quello che è almeno il più giovane e che per la sua età non può avere le responsabilità del casino, scusate, della confusione nella quale ci troviamo. Anche se mi sembra che siamo confusi soltanto noi, il popolo Italiano, mentre i nostri onorevoli (scusate, ma non riesco a mettere una lettera maiuscola nella parola precedente) nuotano benissimo in queste acque torride. Anzi, sono sicuro che con quelle trasparenti sarebbero subito fuori gioco.

Vi siete messi un po’ a riflettere chi potrebbe vincere le prossime lezioni? Io si! Mi diverte un po’ spaccarmi la testa con le domande che non hanno le risposte. Direte che sono un masochista ed avrete pienamente ragione. Basandosi sulle percentuali che ci presentano i vari sondaggi non ci può essere un vincitore. E le nuove formazioni si formano quasi quotidianamente diluendo ancora di più i numeri. Poveri noi! Prevedo che la barca dovrà affondare ancora di più per poter tirare fuori qualcosa per salvarla e mi viene anche qualche dubbio che è una cosa voluta. Normalmente non sono uno che crede in complotti, ma inizio ad avere dei sospetti.

Non bastano queste schifezze politiche, ma ci si metta anche mia moglie a rompere, per i motivi più svariati. Mi sembra l’unica ragione per questo comportamento la semplice volontà di rompere le sfere (si assomigliano di più rispetto alle scatole): è una specie di psicoterapia femminile per esorcizzare la pressione quotidiana, direi molto diffusa, basandomi sulla mia esperienza e su quello che sento dagli amici e colleghi. E io, cosa faccio? Vado a fare una partitella di calcetto con gli amici.

Un giorno diverso

Oggi non sono al solito posto di lavoro perché devo fare un corso di aggiornamento a Milano. Stamattina mi sono svegliato con un mal di testa, dovuto a non so a che cosa. Non ho bevuto niente ieri sera ed anche la cena era leggera. Arrivato alla stazione ferroviaria per prendere il passante ho trovato una marea di gente che aspettava il treno. Troppa! C’era qualcosa che non andava. Dopo ho sentito che qualcuno è stato investito dal locomotore e che la circolazione ha subito dei pesanti ritardi. Ovviamente, ho subito soltanto l’affollamento, il treno era preciso, dovuto al fermo traffico. All’interno faceva un caldo tropicale e l’umidità era alle stelle. Arrivato a Milano, ho dovuto prendere la metropolitana ed anche là l’atmosfera non era molto meglio. Arrivato in zona dove si svolgeva il corso ero già tutto sudato ed appiccicato. Che gioia stare tutto il giorno così, senza potersi fare una doccia e cambiarsi.

Sul corso c’è poco da dire: non era legato alla mia professione ma alla sicurezza del lavoro. Eravamo una ventina in una stanza piccola e buia, ma per fortuna il condizionatore funzionava, e così sono riuscito a rilassarmi un po’. Qualcuno, guardandomi in quei momenti avrebbe detto anche troppo rilassato. Il tizio che ci spiegava le cose era una noi mortale. Leggeva le cose che proiettava su muro con una voce monotona e lenta. Dopo 5 minuti non riuscivo più a seguirlo e i miei occhi si chiudevano. Questo non mi preoccupava perche era scuro e nessuno poteva vedere, ma dopo un po’ iniziava a cadermi la testa e questo sì che si vede. Ma dopo un po’ non me ne fregava più niente e mi sono fatto un bel pisolino, almeno una mezz’oretta, fino alla pausa caffè. Ecco la cosa migliore di questi eventi; le pause, per caffè e per pranzo.

Pausa pranzo, finalmente. Sono andato da solo. Non conoscevo nessuno e nessuno mi ha invitato. Inoltre non vedevo delle persone simatiche; tutti parlavano del lavoro e della sicurezza – che noia. Dove mangiare in una zona che non conosci? Il primo ristorante che ho incontrato era un cinese. Mi sono seduto sulla terrazza, godendomi la giornata bella ed una discreta vista. Ho preso due involtini primavera e pasta di soia con verdure alla piastra, tutto accompagnato da un quartino di vino bianco ed un caffè alla fine. Buono! Ed anche con un prezzo più che ragionevole per Milano, 8 euro. Sapevo che quel quartino non aiuterà la mia concentrazione nelle lezioni di pomeriggio, ma volevo tirarmi un po’ su, ne avevo bisogno.

Come è andata la sessione pomeridiana non saprei dirvi, nessuno me la raccontato. Grazie allo stomaco pieno e una leggera concentrazione dell’alcool nel sangue io ero fisicamente presente, ma la mia mente era assente. Alla fine l’attestato della partecipazione me l’hanno comunque dato. Riprendo la metro per andare a casa e qui la cosa più bella della giornata. Entro e trovo dentro la carrozza una quindicina di ragazze su 20 anni, ovviamente modelle che andavano a qualche sfilata o prova. Vestiti carini e molto leggeri, loro una meraviglia della natura, molto desiderabile, specialmente per la gente comuni come me. Ma chi è che si scopa questo ben di dio? Ecco cosa vuol dire vivere in una metropoli come Milano; da me nel paese non puoi vedere queste bellezze.

Capodanno

Stasera sono di turno di notte. Non mi torna qualcosa nella prima frase, ma in effetti turno di notte, almeno qui, inizia di sera. Ho salutato la mia collega che finiva alle otto, di sera, per evitare gli equivoci. Andava fuori, in un ristorante, per la cena di Capodanno con marito e la sua famiglia, intendo quella del marito. Era furiosa. Arrivare a casa, cambiarsi e correre. Inoltre l’evento costa 250 euro, le bevande escluse, eccetto lo spumante a mezzanotte, e lei non è proprio che nuota nei soldi. Ma marito voleva accontentare le sorelle, benestanti, e non voleva far figura di un poveraccio. L’apparizione è una cosa molto all’italiana: se non appare non lo è! Dopo mi racconterà che era un disastro, che il marito si è ubriacato (forse per dimenticare, che beve), che il bimbo ha iniziato a piangere, che si è arrabbiata con lui e che le sorelle del marito le hanno dato della guasta feste.

Io stasera non spendo niente. Mangio e bevo gratis; la direzione ci ha lasciato qualche panettone e qualche bevanda rigorosamente analcolica; a me sta bene – l’alcool non mi piace più di tanto. Spero che sarà una notte tranquilla. Non tanto per me; il tempo scorre più veloce quando c’è qualcosa da fare, ma per la gente. Passare al primo soccorso non è il massimo per nessuno, specialmente durante le feste. Sono già stati calpestati, spremuti e violentati per tutto l’anno passato e che abbiano almeno una notte tranquilla, di pace, di riposo, per divertirsi e per sperare. Per non pensare che anche all’inizio dell’anno scorso gli hanno fatto tanti auguri.

Rileggo e non mi piace molto. Troppo melanconico e depressivo. Non è da me, almeno esternamente. Spesso cerco di coprire le frustrazioni con un po’ di ironia e sarcasmo. Ma a volte non ci si riesce. Torno all’Anno nuovo (in prima battuta avevo scritto con una N sola, non so se per caso, oppure c’entra qualcosa il mio subconscio). Le prospettive sono meravigliose: la fine del mondo prevista dagli antichi Maya, una serie di terremoti predetta da Padre Pio (a maggio). Visto il disastro mediatico – politico, forse sarebbe meglio per tutti. La stanza di attesa è vuota e così leggo un giornale, uno di quelli da due soldi. L’ho trovato su una sedia, mica spendo i soldi per quella robaccia. Va, una buona notizia. Secondo l’oroscopo cinese stiamo entrando nell’anno (con due enne) del Drago con delle buone prospettive per l’umanità.

Sono già passate quasi due ore dal delirio collettivo convenzionato (in quanto concordato dagli uomini e non legato a nessun evento naturale). Tutto tranquillo, nessuno si è fatto del male. Ma figuriamoci. Ecco una mamma isterica con un ragazzo piangente con la mano avvolta in un fazzoletto. Per fortuna niente di grave, una piccola bruciatura dovuta ad un petardo. Ma la madre continua ad urlare mentre gli sto pulendo la ferita. E’ fuori di testa! Penso che il piccolino non sente nemmeno il dolore fisico. E quella continua, senza sosta. Mi viene voglia di offrirle un sedativo, o ancora meglio, di darle un cazzotto. Ne ho le cipolle (cosa volete, sono rotonde come le cose), tutte e tre, girate. Non fate i figli se non li sopportate.

 

Casino

Sono del nord io e quando ero piccolo mi spiegavano che non devo usare la parola casino, in quanto volgare. Mi insegnavano di dire “che confusione”.  Non capivo cosa c’è che non va con tale parola. Dopo sono cresciuto e capito finalmente che si tratta del nome usato per specificare la casa pubblica dove si fa un po’ di bunga-bunga a pagamento. Ancora dopo, con gli anni ho cominciato anche di praticare le attività legate a quel posto e devo dire che mi sono piaciute, ma tanto. Così tanto che non riuscivo a capire perché il nome di una casa dove si fanno delle cose belle può avere un significato volgare. Mai stato in un posto di genere perché durante la mia esistenza non esiste, almeno in Italia, ma spesso ho visto le scene dei film con le ragazze belle e sistemate, ed i signori per bene che si divertivano e pagavano e non mi sembrava di aver visto della confusione, la parola sinonimo, o viceversa. Dov’è il trucco? Qualcuno me lo sa spiegare?

Mi è venuta una barzelletta. Un gruppo di amici e di amiche decidono di organizzare un sesso di gruppo. Visto che erano tutti un po’ timidi decidono di dedicarsi agli accoppiamenti nel buio, spegnendo le luci ed abbassando le tapparelle. Si sente di tutta: ahhh, ohhh, ehhh. Ad un certo punto all’improvviso si accende la luce ed il tizio responsabili per quel atto dice: Fermi tutti. Ho fatto un pompino e mi hanno inculato due volte; organizziamoci un po’. Sentendo questa, anche io ho cominciato ad associare il sesso al casino, cioè, scusa mamma, alla confusione. Perché spesso succede nella vita che alla fine di una confusione siamo tutti fottuti. Nessuno ci avverte in anticipo e non ci fornisce nemmeno un tubetto di vaselina, ma con il tempo anche i buchi piccoli si allargano e la cosa scivola meglio e quasi non fa neanche male, almeno non troppo. E così la vita diventa un casino continuo, che non finisce mai e non sai dove aspettarlo, davanti o da dietro.

Ma vi siete mai chiesti ultimamente, che cavolo (vedete che sono comunque educato ed anche vegetariano; uso solo la verdura) di confusione ci porta questa crisi? Non si capisce niente! Un giorno la borsa va giù perché la Belen è incinta. Giorno dopo va su perché piove a Napoli e non si fa giocare la partita. Lo spread (sarà una verdura, perfino questo?) va su e giù.

Sempre quel famoso movimento legato alle case del piacere (d’accordo, a volte si fa anche avanti e dietro). Sembra che siamo sotto un assedio, mentre la vita quotidiana va normalmente, o quasi, se uno non guardasse la televisione. Senti sempre una pressione da dietro e ti chiedi se stai per essere inculato. Sei anche pronto per sacrificarti, per pagare più tasse, per vedere la reintroduzione dell’ICI, nemmeno il ticket sanitario non ti fa più paura. Faresti di tutto per tornare nella normalità. Sei quasi pronto pure a prenderlo, ma con almeno un po’ di vaselina. Va bene e non preoccuparti, perché ti volevamo proprio qui. Certo, siamo gente civile e un po’ di vaselina non si nega a nessuno.